Molto si è fatto a livello normativo in Italia per limitare le contraffazioni dell’olio e tutelarne i parametri nutrizionali pregiati; infatti le disposizioni del Regolamento n.2568/91/CEE e le sue successive modifiche sono le più restrittive in Europa. Ma se la normativa è uno strumento imprescindibile contro le contraffazioni, è chiaro che non è sufficiente da sola a chiarire il valore organolettico dell’olio. Ecco come il test dei polifenoli può, da una parte, aiutare a migliorare la definizione di qualità e, dall’altra, supportare il lavoro del comparto oleario.

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La normativa anticontraffazione

Sul piano del controllo analitico la tutela della qualità degli oli extravergini di oliva è attuata applicando i metodi di campionamento previsti dal Regolamento n.2568/91/CEE e successive modifiche che fissa anche dei precisi limiti per i parametri chimici, chimico-fisici e per la valutazione organolettica.

Oggi è il vademecum per tutto il settore oleario che vi si adegua per definire in modo univoco non solo i vari tipi di olio, ma anche i metodi di campionamento per la verifica della conformità di un campione di olio di oliva alla categoria dichiarata, la sequenza delle analisi da effettuare sullo stesso campione, i parametri utili per la conformità e i corrispondenti range di valori, le prassi comunitarie di analisi chimica e di valutazione organolettica.

Il Reg. n. 61/2011, entrato in vigore il 1° aprile 2011, ha introdotto l’analisi degli alchil esteri come parametro ufficiale di qualità dell’extravergine d’oliva, avendo recepito le indicazioni del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI). Tale normativa è stata aggiornata con il Reg. 1348/2013 che ne ha abbassato i limiti per evitare che si legalizzassero oli di scarsa qualità e i deodorati.

Polifenoli e qualità organolettica

Altri parametri antifrode previsti dal regolamento sono acidità, che deve essere inferiore a 0,8 per classificare un olio extravergine; perossidi, marker importante soprattutto in fase di conservazione; cere, il parametro antifrode per eccellenza, poiché possono risultare molto elevate su un olio estratto con solventi; infine analisi dell’ultravioletto che contribuisce a risolvere il problema del riconoscimento dell’olio rettificato.

Se, dunque, il Regolamento ha fissato limiti severi per tutelare il consumatore dalle sofisticazioni, ancora oggi si registra un vuoto importante riguardo i polifenoli, indice e garanzia non solo di qualità organolettiche e sensoriali di prim’ordine come l’amaro e il piccante, ma anche parametro che contribuisce a prolungare la shelf life del prodotto. È necessario ricorrere ad altri disciplinari riconosciuti dalla Unione Europea come la DOP per supportare concretamente e migliorare il concetto di qualità.

CDR OxiTester e il test dei polifenoli

In questo quadro piuttosto articolato di norme e disciplinari come semplificare il lavoro del comparto oleario nell’attività di monitoraggio della qualità? Le metodiche analitiche ufficiali richiedono laboratori attrezzati, tecnici qualificati, strumentazione costosa.

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E’ necessario quindi sperimentare approcci analitici non convenzionali e più sostenibili per le aziende del settore. Per rispondere a tale specifica esigenza, in CDR è stato sviluppato e prodotto CDR OxiTester, sistema analitico intuitivo, veloce ed affidabile i cui risultati sono conformi ai metodi ufficiali.

Lo strumento oltre ad effettuare le analisi di acidità, perossidi e k270, determina anche il valore dei polifenoli, marker significativo che fornisce ai produttori anche indicazioni concrete nelle strategie di promozione del brand e della commercializzazione del prodotto.

Il test dei Polifenoli Totali (Biofenoli) utilizzato da CDR OxiTester è stato tarato con il metodo di riferimento COI/T.20/Doc. n. 29: 2009, dal Laboratorio Chimico Merceologico di Firenze.

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Perché il test dei polifenoli è importante come la normativa anticontraffazione

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