Giunti alla fine della stagione olearia 2023, possiamo fare le annuali considerazioni sulla qualità e sulla quantità di olio prodotto quest’anno. L’aspetto della produttività negli ultimi anni sta assumendo un’importanza sempre maggiore in questo settore e, come in molti altri settori, quando la produzione è scarsa la qualità diventa un aspetto secondario.

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La produttività

In Toscana la stagione appena conclusa ha visto una produzione molto minore rispetto allo scorso anno e rispetto alle potenzialità storicamente espresse. Questa situazione si è verificata in quasi tutto il centro/nord, mentre al sud il raccolto è stato migliore e in aumento rispetto alla passata campagna olearia.

Anche quest’anno a incidere negativamente sulla produttività al centro/nord sono stati fattori climatici oltre all’alternanza carica/scarica. In particolare la parte finale della primavera è stata troppo piovosa, sfavorendo l’allegagione dei frutti e l’ormai consueta siccità estiva ha ulteriormente peggiorato la situazione.

Inoltre in Toscana a fine estate è arrivata negli oliveti la mosca olearia, ma non ha prodotti gravi problemi agli olivicoltori che hanno franto in tempi rapidi dopo la raccolta.

La qualità dell'olio di oliva toscano

Nonostante la situazione ambientale non favorevole la qualità dell’olio, almeno in Toscana, è stata discreta. 

Questi sono i dati degli oli analizzati con CDR OxiTester:

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I valori della tabella sono ordinati in base al valore dei polifenoli totali, parametro che possiamo ritenere il parametro più indicativo della qualità dell’olio.

In generale la qualità degli oli analizzati è risultata medio/alta.

La media del valore di polifenoli è stata 466 mg/Kg, leggermente più bassa rispetto allo scorso anno, inoltre il valore di acidità è risultato leggermente più alto 0.24% rispetto alla 0.22% dello scorso anno. Sono comunque valori che denotano un prodotto di elevata qualità. 

Anche il valore di perossidi di tutti i campioni analizzati è risultato ampliamente al di sotto del limite richiesto per poter classificare il prodotto come extravergine.

Annate come questa in cui la produzione è più scarsa possono aumentare il rischio di frodi perché in alcune zone i prezzi salgono e la richiesta di mercato può attirare più facilmente anche venditori scorretti. 

L’analisi spettrofotometrica del K270

Le analisi ovviamente permettono di certificare la bontà dell’olio prodotto/acquistato e in particolare l’analisi spettrofotometrica del K270 può aiutare a smascherare frodi più grossolane.

La determinazione del valore K270 dà una misura della stabilità dell'olio rispetto all'ossidazione e all'alterazione chimica, ed è particolarmente utile nel rilevare potenziali frodi nell'olio di oliva. Ad esempio un alto valore di K270 indica un livello significativo di ossidazione (rilevabile anche col test dei perossidi), che può essere dovuto a vari fattori, tra cui l’invecchiamento dell'olio o la sua esposizione a condizioni non ottimali di conservazione. 

Prodotti contraffatti o adulterati spesso contengono oli di oliva di bassa qualità, magari rettificati o miscele di olio di oliva con altri tipi di oli vegetali, come l'olio di semi di girasole o di colza. Questi oli, utilizzati per la contraffazione, possono avere un valore K270 più elevato rispetto all'olio d'oliva extra vergine di alta qualità e misurando questo parametro è possibile identificare tali miscele o adulterazioni.

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